Giustizia, "ma anche" no.
"Le cause della morte di Stefano Cucchi per univoco convergere dei dati anamnestico e clinici e delle risultanze anatomopatologiche va identificata in una sindrome da inanazione (vale a dire malnutrizione)"
Ecco cosa si legge nel referto dei periti incaricati di stabilire le cause del decesso di Stefano Cucchi.
La morte sarebbe dunque dei medici che non hanno prestato le dovute cure.
E va bene.
Ma le lesioni, i traumi, per cui Stefano è stato ricoverato? Su quelli e sulle loro cause, nulla da dire?
Insomma, Stefano viene arrestato, in salute, trattenuto per sei giorni per poi venir ricoverato d'urgenza in ospedale, dove morirà.
Cosa è successo durante il fermo? Come si è procurato Stefano quei traumi?
I periti al riguardo scrivono solo:
"Lesioni compatibili con un'aggressione ma anche con una caduta accidentale"
Un commento quantomeno pilatesco, per non dire disgustosamente ignavo.
A ben da dire la sorella di Stefano che "le lesioni risalgono al 16 ottobre e si evidenziano per la prima volta nel pomeriggio. Se fosse caduto tutti lo avrebbero visto e refertato e testimoniato, era sotto custodia"
Che dire, un referto che almeno può, nella violenta ingiustizia subita,
rendere un po' di giustizia alla famiglia, ma anche no.
"Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato."
(Erri de Luca, scrittore)
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